Project Mind
The Art of Resilience di Ross Edgley: allenare corpo, mente e sistema nervoso alla fatica della vita

Introduzione
In un momento storico in cui la parola "resilienza" rischia di diventare un cliché, Ross Edgley la riporta alla sua dimensione più concreta, faticosa e ispirante. The Art of Resilience non è un manuale motivazionale qualunque, ma un viaggio fisico e mentale attraverso l'impresa estrema del primo periplo a nuoto della Gran Bretagna. Da psichiatra, mi ha colpito la capacità dell’autore di intrecciare racconti di endurance, filosofia stoica e intuizioni neurobiologiche sul funzionamento della mente sotto stress. Una lettura sorprendentemente utile anche in ambito clinico.
1. Resilienza non è resistenza: è adattamento
Edgley ci ricorda che la resilienza non è rigidità, ma capacità di piegarsi e risollevarsi. Durante i 157 giorni di nuoto in acque gelide, non è la forza bruta a salvarlo, ma l’abilità di ascoltare il proprio corpo, di adattarsi, di recuperare. Questo coincide con una delle definizioni neuroscientifiche più attuali della resilienza: la capacità del sistema nervoso di tornare a uno stato di equilibrio dopo uno stress.
Come psichiatra, vedo un parallelo con la regolazione affettiva: pazienti che non riescono a "recuperare" dopo eventi negativi spesso presentano disregolazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene, alterazioni del tono vagale o stati infiammatori cronici.
2. Il ruolo del corpo nella salute mentale
L’aspetto più originale del libro è la centralità del corpo. Edgley non fa distinzioni nette tra fisico e psiche: è tutto sistema. Ogni bracciata nell’oceano è un atto mentale prima ancora che muscolare. L’adattamento del sistema nervoso autonomo, la tolleranza allo stress meccanico e psicologico, la gestione della fatica: tutto è interconnesso.
Per la psichiatria moderna – che si muove verso una visione integrata mente-corpo – questo approccio è prezioso. Numerosi studi mostrano come l’attività fisica regolare migliori la variabilità della frequenza cardiaca, la funzione esecutiva, l’umore e la resilienza allo stress.
3. La mente stoica e il cervello plastico
Edgley si ispira esplicitamente alla filosofia stoica: Epitteto, Marco Aurelio, Seneca. L'idea di controllare solo ciò che è controllabile, di accettare il dolore come parte della condizione umana, di coltivare disciplina e lucidità. Ma oltre la citazione colta, emerge una pratica quotidiana di resilienza mentale.
In termini neuroscientifici, questo si traduce nella capacità di sviluppare flessibilità cognitiva, mentalizzazione, autoregolazione. I circuiti prefrontali coinvolti nell’autocontrollo si rafforzano anche attraverso esperienze corporee e scelte volontarie sotto stress: proprio come nel nuoto estremo di Edgley.
4. Disagio, disciplina e dopamina
Uno dei concetti chiave del libro è la necessità di allenarsi al disagio. Edgley parla di "fortificare la mente attraverso la fatica", in un’epoca in cui tutto ci spinge verso il comfort. La resilienza si costruisce in anticipo, non nel momento della crisi. Anche in questo, la neurobiologia lo supporta: l’esposizione controllata a stress (come il freddo, l’attività fisica intensa o il digiuno) aumenta la tolleranza allo stress futuro, rafforza i circuiti dopaminergici e favorisce la motivazione intrinseca.
In ambito clinico, è una lezione utile: evitare sistematicamente lo stress non aiuta i pazienti, mentre una graduale esposizione e una pedagogia della fatica possono rafforzare l’identità e il senso di autoefficacia.
5. Una pedagogia della resilienza in chiave clinica
The Art of Resilience offre spunti concreti per costruire percorsi terapeutici orientati al potenziamento, non solo alla cura. Come terapeuti, possiamo aiutare i pazienti a sviluppare resilienza non solo con le parole, ma con esperienze reali: movimento, disciplina, consapevolezza, esposizione, comunità.
Edgley, pur non essendo uno scienziato, anticipa in modo intuitivo alcune traiettorie della psichiatria contemporanea: l’approccio salutogenico, la medicina dello stile di vita, la prevenzione primaria attraverso il corpo e le abitudini.
Conclusione: un libro fisico, ma anche mentale
The Art of Resilience non è un saggio clinico, ma ha il potere di ispirare una nuova visione del benessere psicofisico. Mi ha ricordato che la mente si costruisce anche attraverso il corpo, che la fatica è una maestra severa ma efficace, e che la resilienza non si eredita: si allena.
Per chi lavora nella salute mentale, il libro di Edgley può essere una lettura leggera ma stimolante, utile per riflettere su cosa significhi davvero "preparare" le persone alla vita. Non per evitarne le difficoltà, ma per affrontarle con forza, flessibilità e umanità.
Bibliografia
- Edgley, R. (2020).The Art of Resilience: Strategies for an Unbreakable Mind and Body. HarperCollins.
- Southwick, S. M., & Charney, D. S. (2012). Resilience: The Science of Mastering Life's Greatest Challenges. Cambridge University Press.
- Davidson, R. J., & McEwen, B. S. (2012). Social influences on neuroplasticity: stress and interventions to promote well-being. Nature Neuroscience, 15(5), 689–695.
- Gross, J. J. (2015). Emotion regulation: Current status and future prospects. Psychological Inquiry, 26(1), 1–26.
- Herman, J. P., et al. (2016). Regulation of the hypothalamic-pituitary-adrenocortical stress response. Comprehensive Physiology, 6(2), 603–621.
- Porges, S. W. (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-regulation. Norton.
- Sapolsky, R. M. (2004). Why Zebras Don't Get Ulcers. Holt Paperbacks.
- Chrousos, G. P. (2009). Stress and disorders of the stress system. Nature Reviews Endocrinology, 5(7), 374–381.
- Gagne, D. A., et al. (2020). Heart rate variability and psychiatric illness: A systematic review. Journal of Psychiatric Research, 132, 125–137.
- Ratey, J. J. (2008). Spark: The Revolutionary New Science of Exercise and the Brain. Little, Brown Spark.